PG

Sono già quattrocentosettantaquattro. Almeno da quando ho iniziato a contare. Probabilmente vivo da ben più di quattrocentosettantaquattro giorni. Ma che importa? Forse non sono neanche quattrocentosettantaquattro da quando ho iniziato a contare. Mi guardo attorno e non vedo nessuno.

E’ passato più di un anno. Continuo a vagare per queste terre, ma non v’è niente che richiami il mio interesse. Ho visto molti luoghi, ma non saprei dire dove sono stato. Ho visto molti volti, ma non saprei dire a chi appartengano. Ho scoperto ben presto di non occupare una posizione molto dignitosa nella catena alimentare. Ho dunque imparato a fuggire ai primi segnali di pericolo; e a non fidarmi di nessuno, perché nessuno finora si è dimostrato degno di fiducia. Mi guardo attorno e non vedo nessuno.

Oggi finalmente vedo qualcosa di nuovo. Qualcuno. Non ricordo dov’era, non è importante. Non mi era mai successo che qualcuno mi offrisse del cibo, ma lui lo ha fatto come se fosse naturale. Avevo fame, ma la paura era più grande. Sono fuggito, ormai credo di saper fare solo quello. Mi guardo attorno e non vedo nessuno.

Qui c’è solo sabbia, e caldo, e sete. E lui. Non riesco a immaginare come possa aver fatto, ma mi ha seguito fin qui. Da parte mia ho rischiato molte volte di finire in mano a LORO, loro che vagano per questo deserto in quella strana forma di non-vita. Finché non ho resistito più, e non mi sono arreso a quelle potenti creature. Ho chiuso gli occhi e mi sono lasciato prendere. Solo ora li riapro, mi guardo attorno e vedo lui.

Un altro anno è volato. Questa volta però è stato diverso… Questa volta non ero solo. Arundel è stato la prima persona ad occuparsi di me, e l’unica di cui mi sia mai fidato. Egli è anziano, lo capisco da come si muove, dal suo volto stanco e afflitto, ma soprattutto Arundel è solo, come e forse più di me. Forse mi tiene con lui solo per avere compagnia nei suoi ultimi giorni, ma io non posso lamentarmi; del resto anch’io sto con lui solo per avere un po’ di compagnia, almeno per un po’. Arundel è uno strano personaggio, ho imparato presto che è lui a mantenere in vita quelle creature di fuori, quelle che vagano imperterrite, e a ragione, per questo deserto; ma ai miei occhi resta una persona di cuore, con un carisma tutto suo, un negromante virtuoso che difende il suo pezzo di terra solo per poterci morire in pace. Mi guardo attorno e vedo lui, intento a scuoiare una lepre. E’ da un anno che non consumo un pasto da solo.

Il tempo passa e io mi sento sempre più inutile. Arundel procura il cibo per entrambi, ed è lui con le sue arti a difendere entrambi quando c’è bisogno. Gli ho chiesto tante volte in che modo potessi essere utile, ma lui continua a ripetermi che non c’è bisogno. Oggi abbiamo attaccato degli orchetti invasori. Arundel diventa sempre più debole, quest’ultimo scontro lo ha stremato. Domani voglio andare io a caccia al posto suo; mi alzerò presto, per fargli una sorpresa. Non ho amici al di fuori di lui; catturare una lepre o due non sarà un problema, in fondo. Mi guardo attorno e vedo Arundel, che riposa in un angolo.

Non so cosa sia successo esattamente. Non so in che modo sono morto. So solo che a un certo punto un dolore lancinante mi ha attanagliato la gola, e l’ultima cosa che ho visto è stata il mio sangue. Ma nonostante tutto ho riaperto gli occhi, ed Arundel era accanto a me. Ancora non riesco a farmene una ragione, ma dovrò arrendermi all’evidenza… Ormai sono come quelle creature là fuori che tuttora mi mettono soggezione, quelle creature che non vivono ma neanche sono morte. Quelle creature che non hanno sete né fame, che non soffrono né il caldo né il freddo. Come me. Dopotutto questa Non-Vita non è così male. Ma guardandomi attorno, mi rendo conto che Arundel non sarà con me ancora per molto. Prima mi ha detto che mi avrebbe insegnato la sua arte. Almeno alla fine spero di essergli utile, in qualche modo.

E’ sorprendente la forza di quell’uomo. Un anno fa ero certo non avesse ancora molto da sopravvivere. Invece mi è rimasto vicino per la bellezza di un altro anno, per lasciarmi poi solo ieri. Ancora mi sembra di sentire la sua voce che mi chiama, con il mio vecchio nome. Ho deciso di usarne un altro; “Dhen” mi fa ripensare a lui. D’ora in avanti penso che mi farò chiamare Raven. Suona bene, e Arundel diceva che mi sarebbe stato bene. Grazie a lui non ho più bisogno di essere protetto, né di fuggire. Ora sono LORO a temermi. Persino il vento, e le fiamme, e le acque ora mi obbediscono. Pensavo, in un primo momento, che il vecchio mi avrebbe insegnato la sua negromanzia, ma preferisco di gran lunga questo controllo elementale. Adesso potrei essere io a difenderlo, ma guardandomi attorno mi rendo conto di essere di nuovo solo.

Gli anni passano, e io quasi non me ne rendo conto. Non che abbia importanza, del resto ogni giorno è uguale all’altro. In questi anni ho continuato ad affinare le mie arti, ma mi rendo conto che non ne ho bisogno. Ora l’unica cosa che desidero è un posto dove poter vivere in pace una vita tranquilla. Tempo fa ho notato un luogo interessante poco a sud di una città portuale di cui non ricordo il nome. Potrei tornare a farci un salto, ma non ho intenzione di fermarmi..

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